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Opere scelte

Opere scelte
Galleria Palmieri
a cura di Ettore Ceriani
11/03/2013-16/06/2013

COMUNICATO STAMPA

MANUEL BONFANTI

Sabato 11 maggio, nelle sale della Galleria Palmieri di Busto Arsizio, si inaugura la Mostra personale dell’Artista Bergamasco Manuel Bonfanti.
A tre anni dall’ultima sua mostra, Bonfanti, presenta una ventina di nuovi lavori.

…. in una sequenza di volti tracciati con incisiva sommarietà. Tutti con identità e storie diverse, ma tutti segnati dalle fatiche del vivere.

I soggetti si ispirano principalmente alle divinità, (Giunone – Venus – Marte – Demetra ecc.).

……Le pennellate scavano la materia, che diventa umorale, riportando alla luce dei fatti, degli eventi umani e non un loro rigoroso trascendimento. La pittura di Bonfanti, le sue interpretazioni speculative, gli approfondimenti psicologici che emergono dalla trama intensamente espressionistica, sicuramente inquieta (a volte addirittura violenta), non impediscono all’artista di incontrare le figure del mondo reale. La sua è infatti una nettezza intellettuale che è tutt’altro che indifferenza verso il mondo. Bonfanti partecipa, non dà giudizi, quasi a voler stabilire un significato di relazioni, di riferimenti interiori ed ‘esterni’ che sono nel contempo allarme e testimonianza.……

dal testo in catalogo di Ettore Ceriani

Inaugurazione sabato 11 maggio alle ore 18.00
Dal 11 maggio al 16 giugno 2013
Catalogo con testo critico di Ettore Ceriani

Nessun grande artista vede mai le
cose come realmente sono. Se lo
facesse, cesserebbe di essere un
artista.
Oscar Wilde

MANUEL BONFANTI. I volti come ricerca della verità.

Una sequenza di volti tracciati con incisiva sommarietà. Tutti con identità e storie diverse, ma tutti segnati dalle fatiche del vivere.
Si parano proditoriamente davanti agli occhi dell’osservatore in un confronto inderogabile, che non ammette rinunce, poiché dopo qualche istante diventa subito biunivoco, nel senso che provoca una confessione interlocutoria: chi guarda non solo partecipa al racconto che gli propone l’icona, ma relaziona alla stessa le proprie vicende.
Le pennellate scavano la materia, che diventa umorale, riportando alla luce dei fatti, degli eventi umani e non un loro rigoroso trascendimento.
La pittura di Bonfanti, le sue interpretazioni speculative, gli approfondimenti psicologici che emergono dalla trama intensamente espressionistica, sicuramente inquieta
(a volte addirittura violenta), non impediscono all’artista di incontrare le figure del mondo reale. La sua è infatti una nettezza intellettuale che è tutt’altro che indifferenza verso il mondo. Bonfanti partecipa, non dà giudizi, quasi a voler stabilire un significato di relazioni, di riferimenti interiori ed ‘esterni’ che sono nel contempo allarme e testimonianza.
Le dimensioni del supporto diventano in tal modo ristrette rispetto a quanto il pittore vuole raccontare.
Si spiega così l’immanenza dei primi piani, quasi a voler eludere ogni possibilità di evasione di un confronto diretto, evitando qualsiasi possibilità di interferenza legata all’attualità od al contesto.
Sono tratti fisionomici di persone ignote, ma quanto mai trasparenti, leggibili, nel denunciare aspramente le comuni condizioni e contraddizioni della vicenda umana.
Visi scabri, colori acidi, il bianco che si presenta a macchie corrodendo i lineamenti, particolarità di tratti volutamente alterate, corpi femminili nudi riportati nella loro asettica carnalità, privi di qualsiasi accenno a bellezza e sensualità.
L’artista abbandona ogni sottigliezza estetizzante. Sembrerebbe una presa di coscienza dei limiti umani, poiché nella sua ricerca è sempre presente un fondo di accortezza esistenziale.
Ma, ad uno sguardo più attento, risaltano le parole intriganti riportate nella trama cromatica o sovrapposte alla stessa a caratteri cubitali (‘Sandy’, ‘Katrin’, ‘Venus’).
E poi certi particolari ed accenti coloristici non proprio naturali, come la barba azzurro-verdognola del ritratto di Nettuno; lo sguardo luciferino di Marte; l’Arlecchino dal volto algido e lo sguardo abbacinato, con le losanghe coloristiche che si sviluppano non addosso, ma attorno alla figura; la Giunone che porta gli occhiali; i titoli: ‘Young Zeus’, ‘Young Venus’, ‘Demetra’, ‘Artemide’.
Bonfanti gioca con la storia, frammischiando realtà e divinità arcaiche, usando il rimescolamento per sottolineare con dissacratoria ironia. Ecco allora che la violenza gestuale della pennellata che percorre la materia diventa spesso simbolica. Alla sottolineatura espressiva del soggetto (reale, osservato, mai tradotto con toni intimistici) corrisponde un desiderio narrativo, in qualche caso persino ai limiti della descrizione.
Manuel è un pittore in cui lacomplicità del segno e della materia non porta mai ad impasti indifferenziati. Attraverso la relazione che istituisce fra la densità della materia e la nervosa nettezza del segno finisce per ri-disegnare i soggetti considerati, tende a ri-oggettivare e reincarnare. Senza alcun richiamo ideologico, poiché ogni cosa non viene mai annullata ma fatta regredire ad una condizione originaria ed un po’ equivoca da cui si sprigiona una malinconica ed amara vena grottesca.
E’ il nemico interno che si agita ogni qualvolta cerchiamo la verità, costringendoci a lottare contro noi stessi.
Dino Basili, giornalista e scrittore, ha lasciato scritto: ‘Non è scandaloso avere una verità oggi ed un’altra domani. E’ scandaloso non averne mai’.

Ettore Ceriani

Aprile 2013.

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